Anche nel mese di giugno 2022, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività continua a registrare preoccupanti aumenti. La Commissione Prezzi, organo del Comune di Bologna che si occupa del monitoraggio del “costo della vita” nell’area metropolitana, riporta un incremento tendenziale di +8,9% su giugno 2021 e una variazione congiunturale di +0,9% su maggio 2022. 

Le cause sono accreditabili ad una concatenazione di eventi: tra pandemia, guerra e successivo aumento del costo del carburante. Di fatti, bisogna considerare che l’85% delle merci, per arrivare sugli scaffali, in Italia viaggia su strada. Perciò, il nuovo record di prezzo dei combustibili influisce inevitabilmente sui costi di produzione, dal momento che i costi di trasporto ne rappresentano parte integrante. E, a subirne gli effetti, è senza dubbio il settore agroalimentare, in cui i costi della logistica impattano per circa 1/3 sul totale, come riportano i dati Ismea. Per questo motivo, non sorprende che il settore “prodotti alimentari e bevande analcoliche” sia uno di quelli che ha subito maggiormente il rincaro dei prezzi, registrando un +9,4% su base tendenziale. Lo stesso, come prevedibile, vale anche per il trasporto urbano ed extra-urbano, che riporta un +13% su base annua.

Tuttavia, come ormai accade da un anno a questa parte, la divisione con gli aumenti maggiori continua ad essere “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili”, che segna un incremento tendenziale di +30,6%. Cruciale, in tal senso, il via libera del Consiglio dei Ministri, che ha prorogato il decreto contenete le misure per calmierare i prezzi delle bollette. Parallelamente, ha anche confermato fino al 31 marzo 2023 la tassazione sugli extraprofitti delle società energetiche, estendendo però garanzie finanziarie di accesso al credito alle imprese di stoccaggio maggiormente colpite dalla guerra. Poiché, con questi valori di mercato, risulta difficile trovare la liquidità per acquistare. Complicanza unita alla diminuzione delle importazioni dalla Russia, che, come affermato dall’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi, si sono ridotte del 50%. Ciò implica la necessità di organizzare una differenziazione nei fornitori. Al momento, gli stoccaggi hanno coperto circa il 55% della capienza, ma il Ministro Cingolani rimane ottimista circa il raggiungimento del 90% entro l’inverno. In via eccezionale, si considera anche l’utilizzo delle quattro centrali a carbone rimaste, per generare energia, risparmiando gas, e poterlo quindi destinare alle riserve. 

Ad incidere sui prezzi dei beni al consumo si aggiunge anche la recente perdita di valore dell’euro sul dollaro. L’export risulta per questo essere favorito, ma a farne le spese sono i prezzi dei beni importati. Pertanto, sono sempre i cittadini a subire passivamente la delicata congiuntura economica. Inoltre, è opinione diffusa che la moneta tragga valore dalla fiducia, ovvero dalla sicurezza di poter scambiare i propri guadagni con beni e servizi. Se uno stipendio, oggi, mi garantisce un certo tenore di vita, è sicuro che mantenga lo stesso valore reale anche in futuro? La risposta sembra essere tutt’altro che positiva e, infatti, si osservano già le “prime” conseguenze. 

Per concludere il quadro sull’area metropolitana di Bologna, il report della Commissione Prezzi racconta un «tasso tendenziale complessivo dei Beni che sale a +12,6%, mentre l’inflazione dei Servizi va a +4,3%. In aumento la variazione per i prezzi dei prodotti acquistati con maggior frequenza dai consumatori (+8%), quella dei prezzi dei beni acquistati con media frequenza sale a +11,9%; l’inflazione dei prodotti a bassa frequenza di acquisto va a +4,8%». Tutto ciò, inutile ribadirlo, a fronte di una stagnazione dei salari, che si contraggono al posto di parificare l’aumento del costo della vita. Per quanto ancora sarà sostenibile tutto questo?

M.M.

“Realizzato nell’ambito del programma generale d’intervento della Regione Emilia Romagna con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo economico. D.M. 10/08/2020”.

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